L’AD di Italgas Paolo Gallo: c’è una maggiore sensibilità sulle risorse da parte degli italiani

L’intervista di GEA a Paolo Gallo, Amministratore Delegato di Italgas: come è cambiato il comportamento degli italiani rispetto al consumo di energia in quest’ultimo anno, a causa della crisi.

Paolo Gallo

Paolo Gallo: è aumentata la sensibilità sulle risorse energetiche

La crisi energetica ha spinto gli italiani a trasformarsi in bravi risparmiatori. Lo ha notato anche l’Amministratore Delegato di Italgas, Paolo Gallo, che ne ha parlato nel corso di un’intervista rilasciata a GEA. “Credo che ci sia sensibilità sull’utilizzo del gas, soprattutto in questo periodo, dovuto al fatto che dovremmo riuscire a superare l’inverno grazie alle scorte e a un atteggiamento più consapevole e più giudizioso nei confronti non solo del gas ma anche dell’energia elettrica”, ha affermato l’AD. L’ENEA ha calcolato che tra l’agosto 2022 e il marzo 2023 sono stati risparmiati circa 10 miliardi di metri cubi di gas metano, vale a dire il 18% in meno dei consumi medi rispetto a quelli rilevati nello stesso periodo del quinquennio 2017-2022. Tali dati evidenziano che la riduzione dei consumi in Italia è risultata superiore alla media europea.

Paolo Gallo: non si tornerà più indietro

Quello a cui si sta assistendo non è dunque un semplice adattarsi alla situazione, si tratta bensì di un vero e proprio cambiamento che ci porteremo dietro negli anni a venire. “L’elemento positivo, in questa situazione drammatica – ha sottolineato Paolo Gallo – è che tutto ciò che oggi riesco a risparmiare mi rimarrà per sempre, cioè non torna indietro”. Secondo l’Amministratore Delegato di Italgas, il comportamento più attento nei confronti delle risorse, adottato nell’ultimo anno, è stato ormai interiorizzato dagli italiani, i quali difficilmente torneranno a consumare come prima. “Lo vedo nei comportamenti nostri in azienda, lo vedo nei comportamenti delle persone – ha concluso l’AD – Sono convinto che questo sia anche un beneficio economico”.

Luca Dal Fabbro (Iren): cambiare il modello energetico e velocizzare le autorizzazioni

Anche il Presidente di Iren, Luca Dal Fabbro, è intervenuto a Cernobbio per prendere parte al Forum The European House - Ambrosetti e discutere dei passi da compiere per uscire dalla crisi energetica che si è sviluppata ormai più di un anno fa. Cambiare il modello energetico del Paese è uno step fondamentale, così come lo è velocizzare le autorizzazioni.

Luca Dal Fabbro

Luca Dal Fabbro: l’emergenza non è finita, bisogna pensare al futuro con un nuovo modello energetico

Sono trascorsi 12 mesi dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, la stessa che ha scatenato una delle crisi energetiche più drammatiche della storia. Oggi, mentre il conflitto è ancora in atto, il mondo dell’energia sembra essere entrato in una nuova fase. “L’emergenza non è finita”, ci tiene subito a chiarire Luca Dal Fabbro, nel corso dell’intervento nell’ambito del Forum The European House - Ambrosetti. Sebbene l’opera di istituzioni e aziende primarie come Eni e Snam abbia reso il sistema italiano più resiliente rispetto allo scorso anno, con le multiutility come Iren che hanno contribuito a far calmierare i prezzi, “non bisogna dimenticare che il futuro continua a essere incerto”. Secondo il Presidente di Iren, sarebbe opportuno approfittare di questo “momento di calma piatta” per “cominciare a ragionare sul futuro per rendere il nostro sistema energetico più resiliente”. Un sistema che dovrà essere in grado di resistere anche alle guerre, da disegnare attraverso un lavoro sinergico che veda coinvolte istituzioni, aziende dello stato e multiutility, e che si basi su tre pilastri fondamentali: la sicurezza dell’approvvigionamento, la competitività delle fonti e la sostenibilità.

Luca Dal Fabbro: indispensabile la collaborazione con le istituzioni per velocizzare le autorizzazioni

In questo contesto di incertezza e con la minaccia del cambiamento climatico che diventa sempre più forte, si esige un cambio di passo che può essere effettuato soltanto attraverso la collaborazione tra istituzioni e operatori. “L’Italia ha due fattori di grande forza: gli operatori, come le multiutility e le grandi aziende come Snam e Terna, e un’autorità per l’energia molto avanzata dal punto di vista normativo e di comprensione dei fenomeni”, ha sottolineato Luca Dal Fabbro. “Questi due pilastri devono però avere delle regole che permettano di scaricare a terra questa forza”. In altri termini, il Presidente di Iren ritiene che per sviluppare un mix energetico più sostenibile sia necessario che le istituzioni intervengano per velocizzare il processo delle autorizzazioni negli interessi della comunità, magari attraverso “un corpus di leggi veloci”. Con il biogas, ad esempio, “potremmo produrre 10 miliardi di metri cubi di gas in più, green e a costi bassi, attraverso i biodigestori”, ma il processo di autorizzazione richiede davvero molto tempo. “Non è possibile che noi installiamo un impianto fotovoltaico in cinque anni, quando in Francia si fa in un anno e mezzo, in Germania in un anno. Non è possibile che, di fronte a una crisi energetica come quella dell’altro anno, noi impieghiamo tre anni a fare un rigassificatore”, ha ribadito Luca Dal Fabbro, per il quale bisogna “continuare a lavorare in questo senso”.

Claudio Descalzi: Costa d’Avorio, al via la produzione dal giacimento di Baleine

Claudio Descalzi: l’avvio dellaproduzione di Baleine rispecchia “i principi fondamentali della nostra strategia, che comprende il pionieristico progetto net-zero dell'Africa, lo sviluppo accelerato, la fornitura di gas al mercato locale e la promozione di una transizione giusta”.

Claudio Descalzi

Claudio Descalzi: Eni avvia la produzione di Baleine in Costa d’Avorio con il partner PETROCI

L’avvio di Baleine è una pietra miliare nelle attività di Eni”: nelle parole dell’AD Claudio Descalzi si riflette il valore del progetto in sviluppo in Costa d’Avorio, il primo di produzione a emissioni zero (Scope 1 e 2) in Africa. A meno di due anni dalla scoperta nel settembre 2021 e a meno di un anno e mezzo dalla Decisione Finale di Investimento, lo scorso 28 agosto Eni ha annunciato l’avvio della produzione di olio e gas dal giacimento di Baleine, nelle acque profonde della Costa d’Avorio. Il rapido time-to-market è stato possibile grazie allo sviluppo in fasi che caratterizza i recenti progetti di Eni e alla piena collaborazione del partner PETROCI. Per la prima fase, la produzione avviene attraverso la FPSO Baleine, un’unità di produzione e stoccaggio galleggiante (FPSO, Floating Production Storage and Offloading unit) ristrutturata e potenziata per consentirle di trattare fino a 15.000 bbl/d di olio e circa 25 Mscf/d di gas associato. L’avvio della fase 2 invece è in programma per la fine del 2024 e porterà la produzione del campo a 50.000 bbl/d di olio e circa 70 Mscf/d di gas associato. In merito alla terza fase di sviluppo si stima di portare la produzione del campo a circa 150.000 bbl/d di petrolio e circa 200 Mscf/d. Tutta la produzione di gas dal giacimento di Baleine, sia di questa fase di sviluppo che delle prossime, sarà consegnata a terra tramite un gasdotto di nuova costruzione e, come ha sottolineato l’AD Claudio Descalzi, permetterà al Paese di soddisfare il mercato domestico di elettricità consolidando l’accesso all’energia e di rafforzare quindi il suo ruolo di hub energetico regionale per i Paesi confinanti.

Claudio Descalzi: il pionieristico progetto net-zero dell’Africa

È stato anche Claudio Descalzi, l’Amministratore Delegato di Eni, a sottolineare i traguardi di rilievo raggiunti nell’ambito del progetto: “Partendo da uno straordinario successo esplorativo abbiamo raggiunto un time to market leader nel settore a meno di due anni dalla dichiarazione di scoperta commerciale. Questo risultato rappresenta i principi fondamentali della nostra strategia, che comprende il pionieristico progetto net-zero dell'Africa, lo sviluppo accelerato, la fornitura di gas al mercato locale e la promozione di una transizione giusta”. Il progetto legato al giacimento di Baleine fa leva infatti sulle migliori tecnologie disponibili per ridurre le emissioni. Inoltre, in linea con la vision dell’AD Claudio Descalzi, Eni in Costa d’Avorio sta portando avanti una serie di progetti mirati al conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Tra questi gli interventi di riqualificazione nelle scuole e workshop per il rafforzamento delle competenze degli insegnanti per una platea di 8.500 studenti, l’accordo quinquennale con l’Institut National Polytechnique Houphouët Boigny per formare circa 400 quadri e tecnici impegnati nel settore energetico, le iniziative nell’ambito del settore della salute delle comunità per promuovere l’accesso a servizi sanitari in 20 cliniche situate in aree vulnerabili in diverse regioni del Paese e i progetti nell’ambito vocational training per l’inserimento professionale nei settori energia, automotive e tessile che coinvolgeranno circa 450 giovani.

Luigi Ferraris sale al sesto posto nella classifica dei manager italiani di Reputation Science

Luigi Ferraris
Investimenti da record e attenzione all’ecosostenibile garantiscono a Luigi Ferraris il sesto posto nella classifica Top Manager Reputation.






Luigi Ferraris sesto nella classifica Top Reputation Manager: Reputation Science premia la sostenibilità

Impressionante salto in alto per Luigi Ferraris, AD di Ferrovie dello Stato Italiane, nella classifica curata da Reputation Science che misura l’affidabilità dei manager italiani e delle aziende da loro guidate. Con 74,43 punti su cento, il manager raggiunge il suo picco assoluto in termini di reputazione. A spiegare l’aumento repentino è la rinnovata attenzione che Luigi Ferraris pone verso il tema della sostenibilità. Tra i piani più ambiziosi, c’è quello dell’autoproduzione dell’energia, che prevede di porre pannelli solari lungo le ferrovie di tutto il paese. L’obiettivo è quello di alzare l’autonomia delle ferrovie italiane fino al 40%. Già attuato, invece, il progetto del treno regionale blues, che gode già di triplice alimentazione (diesel, elettrica e a batteria) e ha ora ridotto ulteriormente le proprie emissioni consumando esclusivamente biocarburante. Le strategie adottate nell’ambito del risparmio energetico (utilizzo di luci Led ed Ecodriving, ossia diminuzione dei consumi attraverso un sapiente utilizzo di frenata, accelerazione e velocità) garantiscono un posto di primo piano alle Ferrovie di Stato per quanto concerne l’aspetto ecologico.

Luigi Ferraris, primo manager nei trasporti: “Investimenti di FSI valgono il 2% del PIL”

Non è tuttavia solo la tensione etica di Luigi Ferraris verso l’ecologia e la sostenibilità a valergli una posizione così alta nella classifica Top Manager Reputation. Il rating positivo è influenzato dal ruolo di primo piano che le Ferrovie di Stato Italiane rivestono nell’economia nazionale, e dal massiccio portfolio di investimenti e appalti che attirano su di sé. Sotto la gestione di Ferraris, le FSI hanno ottenuto 14,3 miliardi in appalti aggiudicati e 10 miliardi in gare. Gli investimenti per la costruzione di nuove strutture ferroviarie e il rinnovo di quelle vecchie ammonta infatti a ben 125 miliardi di euro, che Luigi Ferraris ha organizzato in un ambizioso piano di spesa decennale. Il manager ha più volte messo in luce l’impatto complessivo degli investimenti di FSI sull’economia del Belpaese, che ammontano a ben il 2% del PIL.

Materie prime, Luca Dal Fabbro (Iren) al Senato: end of waste e autorizzazioni i nodi principali

Il Presidente di Iren Luca Dal Fabbro è intervenuto in Commissione Industria al Senato per parlare di materiali rari, tema del quale la multiutility si occupa già da tempo.

Luca Dal Fabbro

Luca Dal Fabbro: il riciclo è essenziale per il recupero delle materie prime

Iren è stata tra le prime multiutility ad interessarsi al tema dei materiali rari. A ricordarlo è stato il Presidente di Iren Luca Dal Fabbro, chiamato ad intervenire al Senato in Commissione Industria. “Le materie critiche sono 34, quelle strategiche 16. Per quanto riguarda l’industria italiana, dagli studi che abbiamo fatto, emerge che ce ne sono 4-5 che sono pivotali”, ha evidenziato il Presidente, riportando i dati dello studio realizzato in collaborazione con Ambrosetti e presentato lo scorso maggio. “L’aspetto importante è che il potenziale del riciclo è essenziale per recuperare quanto possibile”, ha sottolineato Luca Dal Fabbro, rimarcando inoltre che “oggi l’Italia manca della capacità impiantistica quasi totalmente per poter estrarre materie prime strategiche”. Attualmente, oltre il 90% di materie recuperate dai Raee (i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) viene esportato. Questo significa che nel nostro Paese ci si ferma al disassemblaggio anziché proseguire con la ri-estrazione. In Italia, la raccolta Raee è anche inferiore rispetto alla media europea: si parla di 34% contro 47%.

Luca Dal Fabbro: necessari interventi su end of waste e autorizzazioni

Il Presidente di Iren, che nel frattempo sta investendo su alcuni impianti specializzati nel recupero di materiali rari mediante idrometallurgia e AI ad Arezzo e in Piemonte, ha messo in evidenza quali sono le principali criticità. La prima è da individuare nelle tempistiche autorizzative estremamente lunghe. “Ci vogliono in media 4, 5 anni per autorizzare un impianto, dove il 60% del tempo è assorbito dall’iter autorizzativo”, ha puntualizzato Luca Dal Fabbro. C’è poi il discorso relativo alla qualifica dell’end of waste. “Spesso mancano specifiche norme che lo caratterizzano, cioè cosa fare del prodotto lavorato”, ha fatto notare il Presidente di Iren, aggiungendo che sarebbe utile prevedere incentivi dei sistemi di raccolta e sostenere la ricerca. Infine, sono ovviamente necessarie le giuste risorse. “Per quanta richiesta c’è, il progetto Faro per il recupero dei Raee ha visto stanziati 150 milioni e richieste per 500”, ha evidenziato Luca Dal Fabbro, prima di mettere in luce il problema della dismissione dei pannelli fotovoltaici, “ricchi di materie prime”, cha a breve si dovrà affrontare. “Nei prossimi 10 anni, il fabbisogno raddoppierà ogni anno per diventare una delle crisi maggiori”, ha avvertito.

Mario Putin, dall’industria della ceramica a Serenissima Ristorazione: una storia di successo imprenditoriale

Innovazione, crescita e lavoro: sono questi i capisaldi attorno a cui Mario Putin ha orientato l’espansione di Serenissima Ristorazione, Gruppo che oggi conta oltre 10.000 dipendenti e prepara oltre 50 milioni di pasti all’anno per scuole e aziende.

Serenissima Ristorazione

La carriera di Mario Putin: dal viaggio in Spagna fino all’acquisizione di Serenissima Ristorazione

Sebbene Mario Putin abbia raggiunto il successo con Serenissima Ristorazione, la sua carriera, inizialmente, sembrava orientata a un settore completamente differente: quello delle ceramiche, nel quale l’azienda di famiglia era specializzata. In gioventù, infatti, l’imprenditore fa le sue prime esperienze in Spagna, verso la quale parte a soli 16 anni. Qui, collabora con i fratelli Giovanni e Alberto nella gestione della società “Automatismo para ceramica”, cominciando a sviluppare le competenze che lo porteranno poi a mettersi in proprio. Tornato in patria nel 1969, lavora nell’amministrazione dell’azienda di famiglia, la Impianti Putin Installazioni Automatiche e Costruzioni (IPIAC), con il fratello Franco. Nel frattempo, Mario Putin mette in affitto un capannone di sua proprietà a una piccola azienda di catering aziendale, Serenissima Ristorazione. L’azienda fatica a tirare avanti con i costi, e la moglie suggerisce di rilevarla. A partire da questo momento, avvia un nuovo corso che porterà la società a diventare un Gruppo leader nel settore della ristorazione commerciale e collettiva.

L’espansione di Serenissima Ristorazione e le ragioni del successo internazionale

Nel 1996, Mario Putin decide di abbandonare definitivamente la gestione dell’azienda di famiglia per dedicarsi a tempo pieno a Serenissima Ristorazione. Il salto nel vuoto viene ripagato: nel giro di pochi anni, la società diventerà leader nel settore, evolvendo in un Gruppo costituito da 14 aziende. Attualmente, ha oltre 10.000 dipendenti, fattura oltre 450 milioni di euro e produce 50 milioni di pasti all’anno. Quali i motivi di una crescita così rapida ed eclatante? Innanzitutto, il focus sull’efficienza e l’innovazione attorno a cui Mario Putin ha impostato l’espansione del suo Gruppo. Serenissima Ristorazione predilige le forniture di produttori locali e utilizza tecniche innovative per la conservazione e la salubrità dei suoi alimenti, come la cottura in legame refrigerato (cook & chill). Attualmente, il Gruppo guidato da Mario Putin si è espanso anche in Spagna, Polonia, Ungheria e a New York (Beer Table), segnandone la diffusione internazionale.

Gian Maria Mossa: i principi sanciti dall’Onu siano elemento centrale nelle scelte strategiche

Banca Generali, l’Amministratore Delegato Gian Maria Mossa: “Dobbiamo tutti adoperarci per avviare un circolo virtuoso in cui i principi sanciti dall’Onu diventino un elemento importante nelle scelte strategiche ma anche nel day by day”.

Gian Maria Mossa

Gian Maria Mossa: sostenibilità, vision e obiettivi di Banca Generali nelle parole dell’AD

L’AD Gian Maria Mossa, intervenuto a Venezia durante la conferenza stampa per la conclusione del progetto fotografico BG4SDGs - Time to Change, ha ribadito come l’impegno di Banca Generali a favore della sostenibilità guardi “oltre le dinamiche d’offerta e il ruolo di custode per la protezione dei patrimoni che ci caratterizza e si adopera sempre di più per tradursi in un impatto a favore dell’intera comunità”. Dietro il progetto avviato due anni fa insieme a Stefano Guindani e le altre iniziative che Banca Generali promuove abitualmente nell’ottica di sensibilizzare sul valore di una crescita sostenibile e inclusiva c’è la convinzione “che conoscenza e sensibilizzazione siano passaggi imprescindibili per muoversi in questa direzione”. Fondamentale, secondo l’AD Gian Maria Mossa, è un impegno condiviso “per avviare un circolo virtuoso in cui i principi sanciti dall’Onu diventino un elemento importante nelle scelte strategiche ma anche nel day by day”: il progetto BG4SDGs - Time to Change è nato proprio per “sensibilizzare le persone verso le importanti sfide dell’Agenda 2030 dando vita anche a iniziative costruttive di formazione e beneficenza”.

Gian Maria Mossa: BG4SDGs - Time to Change, la video-intervista de “Il Giornale d’Italia” all’AD di Banca Generali

Obiettivo numero uno di Banca Generali, ha sottolineato l’AD Gian Maria Mossa in un’intervista rilasciata a “Il Giornale d’Italia”, è “di aumentare la trasparenza e l'attenzione dell'industria e dell'asset di management su aziende attente al tema della sostenibilità che è un tema sicuramente non solo finanziario, di impatto sociale, ma anche economico perché crescita sostenibile vuol dire anche occupazione, vuol dire anche sviluppo”. Banca Generali punta quindi a “raggiungere in anticipo i target che ci siamo dati, per il 40% di masse in asset management, in prodotti finanziari, che prestano attenzione al tema della sostenibilità”: un impegno che l’AD Gian Maria Mossa ha definito “rilevante per l'industria e per i nostri clienti”. L’esperienza di BG4SDGs - Time to Change si è rivelata “sorprendente” in quest’ottica. “Siamo riusciti a evidenziare l'impatto negativo dell'azione umana ma anche degli esempi di positività e oggi siamo qui per partire per la fase 2, che è quella di impatto: parlare di questi temi, per poi portarli nell'ambito dell'educazione scolastica, per diffondere questa cultura e per dare una mano anche alle imprese e alle start-up che vogliono affrontare questa sfida interessante”, ha rimarcato l’AD di Banca Generali.

Sostenibilità e ambizione: il futuro di Illycaffè con Cristina Scocchia

La chiave del successo di Cristina Scocchia risiede nella sua determinazione, nell’impegno costante e nella combinazione di competenze analitiche e intelligenza emotiva. Incoraggia le giovani generazioni ad abbracciare una leadership basata sulla responsabilità verso tutti gli attori della filiera e a contribuire a un futuro sostenibile.

L'AD di Illycaffè, Cristina Scocchia

Cristina Scocchia: una carriera di successo

Cristina Scocchia è una manager che ha raggiunto posizioni di rilievo in diverse aziende di livello internazionale. Il suo percorso verso l’attuale carica di Amministratore Delegato presso illycaffè è stato caratterizzato da una dedizione straordinaria e dalla determinazione a superare le sfide. Dopo aver esordito professionalmente presso Procter & Gamble mentre era ancora una studentessa, ha accumulato esperienze nel marketing e nell’area commerciale in Europa dell’Est, Medio Oriente e Africa. Il suo impegno e la sua capacità di leadership l’hanno poi portata a guidare la crescita di L’Oréal Italia e successivamente di KIKO Milano. Cristina Scocchia ha ricoperto importanti ruoli nei Consigli di Amministrazione di aziende quali EssilorLuxottica, Pirelli e illycaffè stessa. Il suo successo è il risultato di un mix di coraggio, determinazione, intelligenza emotiva e una profonda comprensione dell’importanza dell’inclusione e della leadership d’influenza.

Cristina Scocchia: il ruolo di Illycaffè

Illycaffè, fondata a Trieste nel 1933, è rinomata in tutto il mondo per la qualità sostenibile del suo prodotto. Il punto di forza principale dell’azienda, spiega Cristina Scocchia, risiede nella cura dei dettagli lungo l’intera filiera produttiva. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di caffè Arabica al mondo, costruendo relazioni di lungo periodo con i produttori. Oltre alla qualità del caffè, il marchio offre un’esperienza completa che include macchine per la preparazione del caffè, tazzine d’arte e store dedicati. La celebre Illy Art Collection ha trasformato il caffè in un’esperienza estetica, unendo l’aroma e il gusto del blend all’arte contemporanea. Inoltre, l’Università del Caffè, fondata nel 1999, promuove la cultura del caffè di qualità attraverso la formazione, coinvolgendo tutti gli attori della filiera produttiva. Illycaffè ha anche collaborato con chef stellati nel progetto Illy Chef Ambassador, creando miscele di caffè personalizzate per i loro ristoranti. Come sottolineato da Cristina Scocchia, il Gruppo mira a diventare carbon neutral entro il 2033 e Net Zero entro il 2050, utilizzando tecnologie avanzate e pratiche di agricoltura rigenerativa.

Stefano Venier a “L’Economia”: Snam a Ravenna con Eni per il primo progetto italiano di CCS

L’AD di Snam Stefano Venier: “Nel nostro ruolo di operatore infrastrutturale di trasporto molecole per il Paese, abbiamo raccolto con convinzione la sfida di essere parte del primo progetto italiano di CCS su scala industriale, legato all’Hub di Ravenna”.

 Stefano Venier

Stefano Venier: CCS, Snam ed Eni al lavoro su “un’infrastruttura essenziale per la competitività del tessuto industriale”

L’AD di Snam Stefano Venier, intervenuto nel corso del 49° Forum di Cernobbio, ha preso parte alla presentazione dello studio strategico sulla Carbon Capture & Storage (CCS) sviluppato da The European House-Ambrosetti con il contributo di Snam ed Eni. “Il potenziale legato allo sviluppo delle attività di CCS a supporto del sistema industriale di base può essere concreto e importante”, scrive in merito su LinkedIn rifacendosi ai risultati: la CCS, come emerge dallo studio, è infatti “una tecnologia matura e consolidata, sicura e soprattutto utile per tutti quei processi industriali che prevedono la produzione di CO2 in quantità rilevanti e che non trovano risposta in altre clean tech”. Una sfida che Snam ha deciso di raccogliere “con convinzione”, come spiega l’AD Stefano Venier nell’articolo che “L’Economia”, la voce economica del “Corriere della Sera”, ha dedicato al primo progetto italiano di CCS su scala industriale legato all’Hub di Ravenna “attorno al quale svilupperemo un’infrastruttura essenziale per la competitività del tessuto industriale esistente e potenzialmente capace di giocare un ruolo chiave nell'intero Mediterraneo”.

Stefano Venier a “L’Economia”: CCS, il progetto Snam-Eni “un’occasione anche per le industrie straniere”

L’Italia, come spiega l’AD di Snam Stefano Venier nell’articolo, può diventare l’hub della CCS per il Sud Europa: “Le potenzialità ci sono. Abbiamo il vantaggio di disporre di giacimenti esauriti di gas al largo dell’Adriatico di fronte alla Pianura Padana, dove si concentra la maggior parte delle industrie ad alta intensità di energia e di emissioni. Un vantaggio che potrà andare a beneficio dell’intero bacino del Mediterraneo, per esempio delle industrie francesi, per cui sarà più conveniente stoccare la CO2 a Ravenna e non trasportarla fino in Norvegia”. Sarà quindi “un’occasione anche per le industrie straniere”. A giocare a favore di Ravenna diversi fattori tra cui la posizione strategica, il porto, la cultura di impresa ma anche la presenza di realtà manifatturiere industriali che hanno la necessità di decarbonizzare le loro attività: nell’ottica di Snam ed Eni si traducono come condizioni funzionali allo sviluppo di progetti di cattura e stoccaggio della Co2 da realizzare con costi competitivi e in tempi brevi. Per quanto riguarda il trasporto, Snam ha intenzione di puntare su una strategia di soft infrastructure. “Miriamo a utilizzare parte delle condotte già esistenti in una logica di operatore multi-molecola: nei nostri tubi può scorrere gas naturale, ma anche biometano, idrogeno e, appunto, anidride carbonica”, precisa l’AD di Snam Stefano Venier a “L’Economia”.

Risparmio privato, le soluzioni offerte da Banca Generali conquistano i clienti: raccolta a +20%

Con il mese di agosto la raccolta del 2023 sfiora i 4 miliardi di euro. Sempre più famiglie e imprenditori si affidando a Banca Generali per la gestione del risparmio privato. Mossa: “Guardiamo al futuro con fiducia e ottimismo”.

Risparmio privato, Banca Generali

Soluzioni gestite e consulenza evoluta i punti di forza di Banca Generali

Banca Generali ha chiuso agosto con una raccolta netta di 247 milioni, in aumento del 20% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Da gennaio ad agosto, l’Istituto italiano leader nella gestione del risparmio privato può vantare quindi una raccolta netta che sfiora i 4 miliardi, con un incremento del 5% rispetto allo stesso periodo del 2022. A trainare la forte domanda le soluzioni gestite, che lo scorso mese hanno toccato quota 147 milioni (882 milioni da inizio anno). Tra queste spiccano i contenitori finanziari (104 milioni ad agosto, 464 milioni da inizio anno) e i fondi di casa (49 milioni a agosto, 433 milioni da inizio anno). La raccolta segna un deciso miglioramento anche sulla qualità, con le soluzioni gestite e la consulenza evoluta su risparmio amministrato che ad agosto hanno raggiunto i 213 milioni, portando il totale da inizio anno a 2,08 miliardi (+37%).

Banca Generali, l’AD Mossa: “Numeri di agosto confermano l’importanza del rapporto tra banker e cliente

Il boom registrato da Banca Generali testimonia, anche nel periodo estivo, lo stretto rapporto di fiducia tra banker e clienti, da sempre centrale nelle soluzioni dedicate alla protezione e alla valorizzazione del risparmio privato. “La vicinanza dei banker – ha dichiarato l’Amministratore Delegato Gian Maria Mossa - non si è arrestata nelle settimane di picco delle vacanze, come dimostrano i numeri solidi nella raccolta gestita e nella consulenza evoluta”. Banca Generali ha riscosso forte interesse anche da parte del mondo imprenditoriale, grazie soprattutto alle soluzioni esclusive di protezione patrimoniale. Le potenzialità del modello di business attirano inoltre sempre più banker d’esperienza, ha aggiunto Mossa, che si dice ottimista e fiducioso per il futuro dell’Istituto.

Sabrina De Filippis: “Entro il 2030 raddoppieremo la quota di merci che viaggiano su treno”

Potenziamento dei terminal e realizzazione dei nuovi hub multimodali: questi sono i settori in cui Mercitalia Logistics investirà per migliorare la logistica del Nord Italia, come evidenziato dall’AD Sabrina De Filippis.

Sabrina De Filippis al convegno Mercitalia Logistics - Uniontrasporti su infrastrutture e logistica nel Nord

Il Nord Italia: uno dei cuori pulsanti dell’economia europea. Alla notevole importanza strategica di questa regione non corrisponde tuttavia sempre una adeguata rete di infrastrutture logistiche per il trasporto di merci. Il convegno “Fabbisogni logistici, performance infrastrutturali e priorità nel Nord Italia”, organizzato in tandem da Uniontrasporti e Mercitalia Logistics, nasce proprio con l’intenzione di produrre una relazione che esamini cause e possibili soluzioni a questo problema. Il convegno, tenutosi presso la Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi a Palazzo Turati, ha visto la partecipazione di diversi ospiti illustri, tra cui il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini, il Direttore di Uniontrasporti Antonello Fontanili, intervenuto da remoto, e Sabrina De Filippis, AD di Mercitalia Logistics. Quest’ultima società rappresenta il Polo Logistica del Gruppo FS e ha un ruolo particolarmente importante nel trasporto di merci del Nord Italia. Le criticità sollevate nel convegno sono state numerose: in particolare, la questione dei valichi alpini, snodi fondamentali che da sempre le regioni del Nord gestiscono da protagoniste, e il gap di collegamenti tra Nord-Ovest (in stato già molto avanzato) e Nord-Est (che presenta più nodi problematici).

Sabrina De Filippis: “Mercitalia Logistics presente in 15 Paesi

Nel corso del convegno, l’AD di Mercitalia Logistics Sabrina De Filippis ha annunciato un massiccio piano di investimenti che punta a ristrutturare completamente il settore del trasporto merci nel Nord Italia. Comparto ancora più fondamentale in virtù del programma di espansione internazionale intrapreso dal Gruppo FS: “Il nostro mercato è l’Europa ed è per questo che abbiamo ampliato la nostra presenza all’estero presidiando 15 Paesi”. Il Piano Industriale del Polo di Logistica prevede un investimento di 3 miliardi, che coprirà diversi settori: dalla digitalizzazione della filiera di trasporti alla creazione di nuove infrastrutture. Ha affermato Sabrina De Filippis: “Il Piano Industriale di Gruppo prevede l’investimento di tre miliardi in dieci anni per diventare uno tra i maggiori player internazionali della logistica. Per fare questo stiamo investendo nel potenziamento dei terminal e nella realizzazione dei nuovi hub multimodali. Vogliamo poi una flotta di ultima generazione per raggiungere anche i nostri obiettivi di sostenibilità che pure l’Europa ci richiede”. L’obiettivo principale del Gruppo FS è quello di raddoppiare la quota di merci che viaggiano su treno, portandola dall’11% attuale al 22% entro il 2032.

Davide D’Arcangelo spiega come formare i dipendenti pubblici per il successo del PNRR

Cambiare le regole del reclutamento nella PA e allo stesso tempo formare e aggiornare il personale già in servizio: questa la ricetta di Davide D’Arcangelo per creare una Pubblica Amministrazione aggiornata, efficiente e in grado di vincere la sfida del PNRR.

Davide D'Arcangelo

Davide D’Arcangelo, reclutare personale di qualità nella PA per vincere le sfide del futuro

Davide D’Arcangelo lancia l’allarme: il personale della Pubblica Amministrazione è ancora sottoqualificato e impreparato ad affrontare le sfide del futuro. Dalla digitalizzazione, alla transizione ecologica, fino all’innovazione sociale, le competenze da acquisire sono tante, e il tempo è agli sgoccioli: la PA dovrà infatti giocare un ruolo fondamentale nel PNRR. Secondo Davide D’Arcangelo, è necessario agire su due fronti contemporaneamente. Il primo è quello di lavorare sulla qualità delle nuove assunzioni, e il secondo è quello dell’aggiornamento e della formazione continua del personale già esistente. La strategia impostata ad oggi è, secondo l’esperto, “più di tipo numerico che qualitativo”: si sa quanti dipendenti verranno assunti, ma non c’è chiarezza sui requisiti. Troppi pochi anche i laureati in STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), meno del 5% in totale sebbene siano i portatori delle competenze più necessarie. In generale, la PA italiana sembra assumere a un ritmo insufficiente e con metodi obsoleti, quali il classico concorso pubblico. Il pubblico, invece, dovrebbe adottare “forme di ricerca attiva mutuate dall’ambito privato”.

Davide D’Arcangelo, come la “riforma delle competenze” può portare al reskilling della PA

14mila nuove assunzioni attraverso i concorsi, 24mila professionisti coinvolti attraverso i bandi: secondo Davide D’Arcangelo gli ingressi nella PA previsti nei prossimi cinque anni rappresentano “numeri esigui” e a malapena sufficienti a coprire il personale in uscita. Insomma, le nuove assunzioni difficilmente porteranno all’afflusso di competenze di cui la Pubblica Amministrazione italiana ha rapidamente bisogno per vincere sfide complesse come quella del PNRR. È dunque necessario, secondo l’esperto in Public Innovation Management, lavorare non solo sui metodi di reclutamento del nuovo personale, ma anche sull’aggiornamento e la formazione continua di quello già esistente. Processo in cui l’Italia è particolarmente indietro: secondo uno studio dell’Università Bocconi di Milano, in un anno lavorativo i dipendenti italiani hanno speso meno di un giorno per la formazione. Le soluzioni, tuttavia, ci sono: abbiamo i cosiddetti MOOC (Massive Open Online Courses), corsi online che potrebbero giocare un ruolo significativo nel reskilling del capitale umano della PA; abbiamo la strategia dei voucher educativi, e soluzioni originali come quelle delle “comunità di competenze” che riformeranno trasversalmente la PA. Le due strategie devono dunque completarsi l’un l’altra: da un lato, risolvere il problema della “rigidità di skill” che affligge la PA; dall’altro, consentire l’afflusso di giovani “candidati più giovani e motivati, capaci di rispondere alle sfide future”.

Italgas riceve la certificazione UNI/PdR 125:2022 per la parità di genere, l’AD Paolo Gallo: “Obiettivi ancora più ambiziosi”

Italgas ha intrapreso “un percorso di crescita sostenibile che fa leva sull’insostituibile forza motrice di persone motivate e in armonia con il contesto”: lo sottolinea l’AD Paolo Gallo.

L'Amministratore Delegato di Italgas Paolo Gallo

Come Italgas ha conseguito l’importante certificazione sulla parità di genere sotto la guida di Paolo Gallo

A Italgas è stato certificato il rispetto della prassi UNI/PdR 125:2022 sulla parità di genere, attestandone l’impegno e i risultati ottenuti nella creazione di un ambiente di lavoro autenticamente inclusivo e in cui le donne possono godere di pari opportunità. L’Amministratore Delegato Paolo Gallo ha comunicato l’importante risultato, evidenziandone la centralità nel Piano Strategico di Italgas. La certificazione è stata conferita da DNV, prestigiosa società specializzata nella classificazione di aziende e gruppi che opera in oltre 100 Paesi, in seguito a un meticoloso processo di auditing interno. Per potere reclamare l’attestato, è necessario ottenere un punteggio di almeno 60 su 100 sulla base di sei Key Performance Indicator, stabiliti dall’Ente Italiano di Normazione (UNI). I sei indicatori, nello specifico, sono:

  1. Cultura e Strategia: Italgas ha dimostrato un impegno tangibile nella promozione di una cultura aziendale che valorizza la diversità e l'inclusione.
  2. Governance: il Gruppo ha integrato principi di parità di genere nella sua governance, garantendo una leadership equilibrata.
  3. Processi HR: processi quali assunzione, sviluppo e promozione coinvolgono in misura equilibrata i dipendenti di entrambi i sessi.
  4. Opportunità di crescita e inclusione delle donne: il Gruppo ha creato un ambiente in cui le donne hanno buone prospettive di carriera e possono ottenere posizioni di responsabilità.
  5. Equità remunerativa per genere: Italgas si è impegnata a garantire che la retribuzione sia equa per tutti, indipendentemente dal genere.
  6. Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro: il Gruppo sostiene politiche di conciliazione vita-lavoro e garantisce i diritti dei dipendenti con figli.

Paolo Gallo: “Obiettivi ancora più ambiziosi sulla parità di genere nel nostro piano strategico”

Dopo avere espresso soddisfazione per il conseguimento della certificazione, l’Amministratore Delegato Paolo Gallo ha annunciato che Italgas non intende fermarsi qui e ha già integrato, nel Piano Strategico, obiettivi ancora più significativi sul tema della gender equity. “La parità di genere è un obiettivo che ci siamo posti da tempo. Un’attenzione che nell’ultimo Piano Strategico, presentato lo scorso giugno, si è tradotta in target ancora più ambiziosi, in termini di numero di posizioni di responsabilità e parità retributiva”. L’AD ha poi affermato che la lotta per la parità di genere costituisce un forte incentivo per tutto il personale e crea anche un ambiente lavorativo più sano e sicuro: “Questi obiettivi sono parte di un percorso di crescita sostenibile che fa leva sull’insostituibile forza motrice di persone motivate e in armonia con il contesto”. Italgas ha poi sottolineato come la parità di genere sia importante anche nell’ottica di valorizzare le potenzialità del proprio personale. “Con l'assegnazione della UNI/PdR 125:2022 Italgas taglia un altro importante traguardo nel percorso che conduce alla creazione di un ambiente di lavoro sempre più inclusivo, in grado di valorizzare le diversità delle persone e di metterle nelle condizioni di sviluppare il proprio potenziale”. Non è la prima volta che Italgas si sottopone a un audit a cura di DNV sotto la guida di Paolo Gallo: nel 2019, aveva conseguito la certificazione UNI ISO 37001:2016, che ne attesta la trasparenza e l’immunità dalla corruzione.

La carriera professionale di Gianpietro Benedetti dall’ingresso alla Presidenza di Gruppo Danieli

Gianpietro Benedetti è Presidente di Gruppo Danieli, società con sede a Buttrio (UD) riconosciuta a livello internazionale per la produzione di impianti siderurgici.

Il Presidente di Gruppo Danieli, Gianpietro Benedetti

L’evoluzione professionale di Gianpietro Benedetti dentro e fuori Gruppo Danieli

Gianpietro Benedetti entra in Gruppo Danieli nel 1961 come ingegnere progettista. Nel 1968, sette anni dopo il suo ingresso in azienda, passa alla direzione dell’Ufficio Tecnologie e Processo di Laminazione. Nel 1986 è già Co-Amministratore Delegato di Danieli & C. Officine Meccaniche S.p.A., che guida dal 1991 in qualità di Direttore Generale e dal 1999 come Amministratore Delegato. Dal 2017 è Presidente del Consiglio di Amministrazione e dell’Executive Board, accompagnando il Gruppo nel percorso di crescita che l’ha portato oggi ad essere riconosciuto nel mondo per offrire soluzioni tecnologiche green e innovative. Gianpietro Benedetti è anche stato Membro del CdA della Banca Popolare Friuladria (Gruppo Crédit Agricole) e del CdA di Banca Friuladria (Gruppo Intesa BCI). È inoltre Presidente della Fondazione “ITS - Istituto Tecnico Superiore nuove tecnologie per il Made in Italy, indirizzo per l’industria meccanica ed aeronautica” dal 2010.

Gianpietro Benedetti: i riconoscimenti e i brevetti a suo nome

Gianpietro Benedetti può vantare numerosi riconoscimenti che gli sono stati conferiti nel corso della sua carriera. Sono ben tre le lauree ad honorem delle quali è stato insignito. Nel 2000 l’Università degli Studi di Trieste gli conferisce la laurea in Ingegneria Meccanica, nel 2006 l’Università degli Studi di Udine quella in Ingegneria Gestionale e, infine, nel 2018 riceve il Diploma M.B.A. in International Business dal MIB School of Management di Trieste. Nel 2016 viene nominato Cavaliere del Lavoro della Repubblica Italiana, mentre nel 2018 l’AIST gli assegna la Tadeusz Sendzimir Memorial Medal. Nel 2023 il consiglio comunale di Udine gli conferisce la cittadinanza onoraria. Gianpietro Benedetti ha anche prestato il suo nome a più di 80 invenzioni utilizzate nella produzione di acciaio, tra cui il Mi.DA®  Micromill.

Il gap temporale dell’Europa nell’elettrificazione: le considerazioni di Luca de Meo

Nel corso di un’intervista tenutasi al Salone di Monaco, Luca de Meo, CEO di Renault Group, ha condiviso un’analisi dettagliata sulle sfide e le opportunità che l’industria automobilistica europea sta affrontando nel contesto dell’elettrificazione. Il manager ha evidenziato le difficoltà nel produrre auto elettriche in Europa, ma ha anche prospettato un futuro positivo, con nuove innovazioni in arrivo.

Luca de Meo, CEO del Gruppo Renault

La corsa all’elettrico in Europa: le sfide e le soluzioni secondo Luca de Meo

Una delle principali sfide discusse da Luca de Meo è la transizione verso la mobilità elettrica in Europa. Il CEO ha sottolineato come le case automobilistiche europee, compresa Renault Group, debbano affrontare un gap temporale rispetto ai concorrenti globali, in particolare Tesla e i produttori cinesi. Tesla, con il sostegno dei mercati finanziari, ha raggiunto una presenza dominante nel settore, mentre i produttori cinesi hanno adottato una strategia di lungo termine che li ha posti in una posizione di vantaggio temporale. La Cina, ad esempio, ha sviluppato una domanda interna massiccia per le auto elettriche, stimolando la produzione di batterie su larga scala, una mossa che l’Europa deve ancora compiere. “Noi europei possiamo reagire e posizionarci, ma dobbiamo farlo in fretta e avere il supporto per le attività che non possiamo seguire direttamente. Per esempio, per le materie prime serve la politica, la diplomazia”. Un punto chiave sollevato da Luca de Meo riguarda la necessità di una maggiore coordinazione nelle infrastrutture di ricarica. Attualmente, ogni azienda che produce colonnine di ricarica opera indipendentemente, creando un’efficienza limitata. Per tale ragione, l’Europa deve lavorare su una strategia coordinata per sviluppare una rete di colonnine di ricarica facilmente accessibili per i consumatori. Secondo le stime del CEO, la velocità di diffusione di tali infrastrutture dovrebbe aumentare notevolmente per soddisfare la crescente domanda di veicoli elettrici.

Luca de Meo: sfide, strategie e successi

Un’altra sfida è rappresentata dai costi energetici in Europa, che sono significativamente più alti rispetto a Cina e Stati Uniti. Luca de Meo ha quindi menzionato la “Review Clause” della Commissione Europea, programmata per il 2026, che valuterà la fattibilità dell’abolizione delle auto termiche entro il 2035. A questo proposito, il CEO ha espresso preoccupazione riguardo alla possibilità che una revisione sostanziale possa frenare lo sviluppo tecnologico e la competitività europea nell’industria automobilistica. L’Europa, suggerisce il CEO, dovrebbe adottare un approccio di “neutralità tecnologica”, non limitandosi all’elettrificazione ma considerando alternative come carburanti sintetici, e-fuel e idrogeno per i veicoli commerciali, specialmente nelle aree meno densamente popolate. Luca de Meo ha poi condiviso il successo della strategia chiamata “Renaulution”: oggi il Gruppo “guadagna più di quanto abbia mai fatto nella sua storia e ha un margine molto maggiore di quando costruiva un milione di auto in più”. La strategia si concentra sulla creazione di un mercato sano per le auto elettriche, evitando sconti e guerre dei prezzi, e offrendo opzioni accessibili per i consumatori in un periodo di transizione. Il CEO ha poi concluso esprimendo una visione ottimistica per il futuro di Renault Group: “Il fatto che da adesso in poi parte un buon momento, con tante novità, ci permetterà di essere meno aggressivi sui prezzi e di proteggere i margini. Questa è la scommessa per i prossimi 18 mesi”.

Acciaio verde e innovazione: Il ruolo chiave di Gruppo Riva nel mercato globale

Nel panorama industriale, l'acciaio si distingue come il materiale più riciclabile al mondo. "Tutti i prodotti in acciaio o che contengono una parte preponderante di tale sostanza, infatti, al termine del loro ciclo di vita possono essere integralmente riutilizzati, per un numero infinito di volte, senza perdere le loro intrinseche proprietà", come afferma Gruppo Riva. Questa caratteristica rende tale tipologia di metallo come un autentico prodotto "verde".

Gruppo Riva

Investimenti nell'acciaio verde: Gruppo Riva punta a una crescita progressiva

Grazie ai molteplici e crescenti investimenti nei forni elettrici – alimentati esclusivamente con materiale riciclato, ossia con il rottame – la produzione di acciaio “verde” sta progressivamente aumentando, a livello mondiale, rispetto a quella tradizionale da altoforno”, sottolinea Gruppo Riva. Tale nuovo approccio alla produzione siderurgica ha dimostrato di essere nettamente più sostenibile rispetto al metodo tradizionale. La riciclabilità "perenne" dell'acciaio diviene così un baluardo ecologico nel panorama industriale, contribuendo in modo tangibile all'economia circolare e allo sviluppo sostenibile.

Gruppo Riva: eccellenza sostenibile nella produzione di acciaio

All'interno di questo contesto, gli stabilimenti di Gruppo Riva rappresentano un esempio di eccellenza nella produzione di acciaio ecologico. Il Gruppo ha fatto della compatibilità ambientale un obiettivo centrale, una filosofia aziendale irrinunciabile. Ogni sito produttivo è stato dotato di moderni sistemi di gestione ambientale integrata, attestati dalla prestigiosa certificazione ISO 14001, riconosciuta a livello internazionale. A tal proposito, tutti gli impianti delle acciaierie Riva rispondono alle "migliori tecniche disponibili" (BAT) stabilite a livello europeo e internazionale, assicurando così il pieno rispetto degli standard ecologici. Inoltre, ogni stabilimento ha ottenuto le necessarie autorizzazioni all'esercizio degli impianti, risultato di un rigoroso processo di verifica da parte delle competenti autorità regionali e nazionali. Gruppo Riva si erge come un faro di sostenibilità nell'industria siderurgica, dimostrando che è possibile coniugare la produzione di acciaio di alta qualità con il rispetto dell'ambiente. Il loro impegno costante verso la sostenibilità ambientale e la produzione di acciaio verde rappresenta un esempio tangibile di come l'industria possa contribuire in modo significativo a uno sviluppo sostenibile e a un futuro migliore per il nostro Pianeta.

Federico Motta Editore, un secolo per i libri tra qualità e innovazione

Grande attenzione alla qualità e ricerca continua di nuove soluzioni e innovazioni tecniche: questi sono gli ingredienti che hanno reso grande Federico Motta Editore nella sua storia, dal 1929 ad oggi.

Federico Motta Editore, simbolo di qualità e autorevolezza

Federico Motta Editore: la storia quasi secolare della Casa Editrice

La storia dell’origine di Federico Motta Editore nasce dalla volontà dell’omonimo fondatore. A 14 anni, il piccolo Federico era già un apprendista incisore, arte in cui diventerà maestro in pochissimo tempo. Durante la Grande Guerra, fa amicizia con un prigioniero ungherese che condivide il suo mestiere: la Fotoincisione Sociale sarà il primo seme di quello che diventerà Federico Motta Editore. Pochi anni dopo, da solo, Federico fonda infatti la Cliché Motta, adottando l’iconico marchio del torcoliere che tutt’ora appare in tutte le opere dell’azienda. La Cliché Motta diventa famosa per la qualità dei manifesti, le primissime figurine dei calciatori, e la stampa di fumetti leggendari come Dick Fulmine, Tony Falco, Zambo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Federico Motta Editore ha una nuova missione, contribuire alla scolarizzazione del Paese in ricostruzione: attraverso la vendita diretta, entra nelle case di milioni di italiani con la sua celebre enciclopedia a fascicoli. Con la seconda generazione dei Motta, Anselmo e Virginio, il catalogo si espande toccando sociologia, psicologia, storia, botanica, geologia. Negli anni ’80, nascerà ufficialmente il gruppo editoriale Motta.

Federico Motta Editore, innovazione al servizio della cultura

Ciò che distingue realmente Federico Motta Editore dagli altri editori è la sua lunghissima storia di ricerca e innovazione, verso soluzioni tecniche originali e i nuovi media. Dalla macchina per la fotoriproduzione montata su un carrello scorrevole (che Federico monta ingegnosamente su dei binari del tram dimessi), alla prima Enciclopedia Multimediale Italiana, Motta ha sempre sperimentato per cercare di diffondere la cultura nel modo più efficace possibile. Altri traguardi di Federico Motta Editore nell’innovazione sono le tavole Transvision (che permettono l’effetto 3D sulla carta attraverso lenti specifiche), la sperimentazione con il Sonobox (antenato del CD-Rom negli anni ’90), e a partire dal ’98, una delle prime enciclopedie online. Non a caso, la Casa Editrice è stata insignita di diversi premi di grande prestigio: l’Ambrogino d’Oro, Pirelli InterNETional Awards, il Premio Speciale per la Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e il Premio Cenacolo. Attestazioni dell’affascinante paradosso incarnato da Federico Motta Editore: una Casa Editrice al servizio della tradizione, ma sempre in grado di essere avanti sui tempi.

Andrea Mascetti: expertise, cariche pubbliche, onorificenze e interessi dell’avvocato

Dal 2004, lo Studio Legale Mascetti fornisce servizi legali di qualità. La biografia dell’avvocato Andrea Mascetti, l’uomo che l’ha fondato.

Andrea Mascetti

Andrea Mascetti, la formazione e le aree di specializzazione

Andrea Mascetti nasce nel 1971 a Varese. In gioventù, si forma completando gli studi classici, che saranno fondamentali nel cementare il suo amore per la cultura. Nel 1996 si laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano. Terminato il praticantato, affronta con successo l’esame di abilitazione alla professione di avvocato davanti alla Corte di Appello di Milano, entrando nell’Ordine degli Avvocati di Varese. La sua prima esperienza professionale è quella come avvocato presso lo Studio Legale Tributario di Ernst & Young, che svolge fino al 2003 e che sarà fondamentale nell’assicuragli una solida base di competenze ed esperienza che infonderà poi nella sua attività in proprio. L’anno successivo, decide infatti di fondare lo Studio Legale Mascetti, arricchitosi negli anni grazie alla collaborazione di diversi esperti nazionali. Come avvocato, Andrea Mascetti è specializzato in diritto civile e in particolare in diritto societario e commerciale, nonché nella responsabilità civile e nel diritto del lavoro. È tra i massimi esperti nazionali del decreto legislativo 231/01, che stabilisce le responsabilità del datore di lavoro e dell’azienda in caso di illeciti compiuti dai propri dipendenti.

Andrea Mascetti: le cariche e gli interessi

Oltre che un esperto in legge, Andrea Mascetti è un uomo dagli interessi numerosi e variegati. È noto per essere bibliofilo e grande lettore: tra le sue maggiori passioni troviamo la storia e la geopolitica. È anche un grande viaggiatore e promotore attivo di iniziative culturali: ha fatto parte della Commissione Centrale di Beneficenza di Fondazione Cariplo, dove ha coordinato la Commissione Arte e Cultura. Dal 2022, è membro dell'Advisory Board di Valore Italia, Centro Internazionale di Formazione e Ricerca per il Restauro e la Valorizzazione del Patrimonio Culturale. È anche consigliere indipendente nel Consiglio di Amministrazione di Italgas S.p.A. In questa veste, presiede il Comitato Nomine e Remunerazioni, contribuendo a orientare le decisioni chiave all'interno dell'azienda. Dal 2023, Andrea Mascetti opera in qualità di Presidente di Finlombarda S.p.A., società finanziaria di Regione Lombardia e intermediario finanziario vigilato da Banca d'Italia.

Claudio Machetti: dall’esordio al percorso manageriale in Enel

Dalla prima esperienza presso il Banco di Roma agli incarichi in Ferrovie dello Stato, Claudio Machetti ha ricoperto numerosi ruoli di responsabilità. Oggi è Direttore Global Energy and Commodity Management and Chief Pricing Officer.

Claudio Machetti, Direttore Global Energy and Commodity Management and Chief Pricing Officer del Gruppo Enel

Claudio Machetti: le prime tappe del percorso manageriale

Il percorso professionale di Claudio Machetti è una storia di successo e impegno costante nel settore finanziario ed energetico. Nato a Roma nel 1958, ha avviato la sua carriera nel 1983 presso il Banco di Roma, dove ha esordito professionalmente come impiegato nella filiale di Milano per poi essere successivamente trasferito alla Direzione Centrale di Roma. Qui, ha svolto un ruolo cruciale nell’analisi finanziaria delle grandi aziende italiane. La sua passione per l’equity lo ha portato a specializzarsi ulteriormente in ambito finanziario, e nel 1990 è stato promosso a Vicedirettore Responsabile del Nucleo Analisti Finanziari presso il Banco di Roma. Due anni dopo, Claudio Machetti è passato al Gruppo Ferrovie dello Stato, dove è stato nominato Dirigente Responsabile dell’Unità Mercati Finanziari, e nel 1996 ha assunto la Direzione della Finanza Operativa. In questo periodo, ha anche ricoperto il ruolo di Amministratore Delegato di Fercredit, una società finanziaria da lui co-fondata e specializzata in factoring, leasing e credito al consumo.

Claudio Machetti: gli anni professionali in Enel

Nel 2000, Claudio Machetti ha fatto il suo ingresso in Enel in qualità di Responsabile dell’Area Finanza. Ha contribuito alla creazione di Enelfactor, una finanziaria del Gruppo, e ha ricoperto l’incarico di Amministratore Delegato. Nel corso degli anni, ha accumulato una vasta esperienza e una conoscenza approfondita nel settore energetico e finanziario. Nel 2005, è stato nominato Direttore Finanziario del Gruppo Enel, riportando direttamente all’Amministratore Delegato e svolgendo ruoli chiave nei consigli di diverse controllate del Gruppo, come Endesa, Terna e Wind Telecomunicazioni. Quattro anni più tardi, ha assunto la carica di Direttore della Direzione Risk Management, dimostrando una grande capacità di gestire le sfide finanziarie e i rischi nel settore energetico. Nel 2014, ha assunto il ruolo di Direttore della Direzione Global Energy and Commodity Management, dove ha supervisionato il sourcing di carbone, gas e olio combustibile, oltre all’operatività sui mercati all’ingrosso di gas ed energia elettrica in tutti i Paesi in cui Enel è presente. Da luglio 2023, Claudio Machetti ricopre anche il ruolo di Chief Pricing Officer del Gruppo Enel fornendo, quindi, una guidance per la determinazione dei prezzi dei prodotti commerciali.

Mario Putin, i primi passi professionali nelle ceramiche e il successo nel settore della ristorazione collettiva

“Qualità, flessibilità ed efficienza... questi gli ingredienti del nostro successo": così Mario Putin spiega il percorso che ha portato Serenissima Ristorazione a diventare un’azienda leader del settore.

Serenissima Ristorazione

Mario Putin, l’esordio nell’azienda di famiglia e le prime esperienze professionali

Nato in Veneto, l’imprenditore Mario Putin ha iniziato la sua carriera lavorativa giovanissimo: a soli 16 anni. Nel 1965 prende infatti la coraggiosa decisione di raggiungere i fratelli Giovanni e Alberto in Spagna, aiutandoli nella gestione della società ‘Automatismo para ceramica’. Quattro anni dopo, conclude l’esperienza spagnola e inizia la collaborazione con il fratello Franco, nella società IPAC - Impianti Putin Installazioni Automatiche e Costruzioni. Ancora una volta, la società opera nel settore delle ceramiche, e nello specifico, nella fabbricazione di macchine da taglio, per la pulizia e per la lavorazione di questo materiale. Mario Putin ricorda sempre il periodo nelle aziende di famiglia come estremamente formativo e decisivo nel definire il suo stile imprenditoriale. In questo periodo, entra in possesso di un capannone industriale nell’area di Vicenza, e lo mette a disposizione di una società specializzata nel catering aziendale: si tratta di Serenissima Ristorazione. Presto, ne assumerà la guida.

Mario Putin, l’acquisizione di Serenissima Ristorazione e la leadership nel settore della ristorazione collettiva

Mario Putin acquisisce progressivamente quote di Serenissima Ristorazione fino a diventarne socio di maggioranza. A questo punto, dà avvio a un poderoso processo di riorganizzazione e miglioramento dell’azienda, rendendola estremamente competitiva sul mercato e permettendole di inserirsi in un mercato all’epoca dominato dalle multinazionali e cooperative di settore. Nel 1996, Mario Putin fa il salto nel vuoto: abbandona del tutto l’azienda di famiglia e si dedica esclusivamente a Serenissima Ristorazione, rendendola un leader a livello nazionale nel settore della ristorazione collettiva. L’imprenditore rivoluziona la scelta degli ingredienti (di maggiore qualità e di origine artigianale) e il metodo di produzione, in particolare attraverso l’adozione del Cook and Chill, detto anche “a legame freddo”, che garantisce una migliore preservazione e igiene dei beni alimentari.

Gruppo Danieli, come gli investimenti nella colata continua hanno reso possibili le miniacciaierie

La longevità e l’avanguardismo tecnico degli impianti del Gruppo Danieli li rendono richiesti in tutto il mondo: quali sono i segreti e i benefici in termini di qualità ed efficienza?

Gruppo Danieli

La multinazionale indiana Tata Steel si affida nuovamente al Gruppo Danieli per altoforni e rigeneratori

Il colosso dell’acciaio Tata Steel (indicato da “Forbes” tra le 500 aziende più importanti del Pianeta) si affida nuovamente al Gruppo Danieli per i suoi impianti. Nello specifico, Danieli Corus (divisione specializzata negli impianti siderurgici integrati) si occuperà della costruzione di una quarta torre all’impianto di rigenerazione (detto anche “recuperatore” di Cowper) dello stabilimento di Jamshedpur, e di un altoforno per lo stabilimento di Meramandali. Le camere preriscaldate dei rigeneratori di Cowper utilizzano l’innovativo sistema del “Mushroom Dome”, progettato per garantire l’espansione dei refrattari: questa tecnica si è rivelata fondamentale nel garantire agli impianti del Gruppo Danieli una longevità eccezionale. La costruzione dei nuovi impianti renderà possibile una flessibilità assai maggiore sia nella manutenzione che nell’utilizzo, aumentandone nel contempo la produttività. Non è la prima volta che Tata Steel si affida a Danieli per i suoi prodotti: già nel 2008, nel 2012 e nel 2014 la multinazionale indiana ha commissionato la produzione di altoforni, dimostrando la competitività globale dell’azienda di Buttrio.

Come la tecnologia del “Direct Rolling” perfezionata dal Gruppo Danieli ha reso possibile l’innovativo modello delle miniacciaierie

Dagli anni ’90, Gruppo Danieli ha investito moltissimo nella tecnologia del “Direct Rolling” da colata continua, che presenta il notevole vantaggio tecnico di non richiedere forni di riscaldo. I primi impianti di questo tipo furono costruiti per Acciaierie Venete (sotto l’accorta guida di Franco Banzato) e per lo storico produttore di acciaio americano Republic Steel. Nel 2015, questi lungimiranti investimenti hanno permesso all’azienda di Buttrio di ottenere la leadership nel settore dei prodotti lunghi. Il maggiore vantaggio offerto dal “Direct Rolling” è quello di rendere possibile l’apertura di miniacciaierie, adatte non alla produzione di massa, bensì al fabbisogno locale delle regioni (nello specifico, tra le 300.000 e le 500.000 tonnellate all’anno). In questo modo, vengono risolte le incombenze legate ai trasporti, consentendo dunque di ottenere materiali di alta qualità a un prezzo estremamente competitivo. Clyde Selig, AD del CMC Steel Group, fu tra i primi a riconoscere le potenzialità di questo modello produttivo, commissionando al Gruppo Danieli la costruzione del Minimill Danieli negli USA, prima miniacciaieria di questo tipo. Nel 2020, ulteriori progressi tecnologici legati all’Otocaster hanno permesso di raddoppiare la velocità delle colate delle generazioni precedenti, producendo fino a 4,5 tonnellate all’anno a partire da una singola colata. Il “Direct Rolling” consente a Danieli di operare in modalità endless, con enormi vantaggi sia in termini di riduzione degli sprechi che di qualità.

Atitech completa l’acquisizione del reparto manutenzione di Fiumicino: “Grande valore per Napoli”

“Il nostro obiettivo è diventare polo manutentivo strategico europeo integrato e solido”, ha affermato il Presidente di Atitech Gianni Lettieri.

Gianni Lettieri, Presidente di Atitech

Il Sindaco Manfredi elogia Atitech: “Grande valore aggiunto per Napoli, crea manodopera qualificata”

Il Presidente di Atitech Gianni Lettieri ha incontrato, nell’hangar di Capodichino, il Governatore della regione Campania Vincenzo de Luca e il Sindaco della città di Napoli Gaetano Manfredi. Lo scopo? Festeggiare il completamento dell’acquisizione del reparto Manteinance di Alitalia. Oltre 900 dipendenti indossano ora la casacca Atitech, che si accinge ad essere, nelle parole del Presidente, “la prima industria privata per dipendenti di Napoli”, con cinque hangar a Capodichino e quattro, recenti, a Fiumicino. I rappresentanti delle istituzioni hanno confermato pubblicamente l’importanza sociale e strategica che l’acquisizione riveste per la regione Campania: in termini di occupazione, ma anche di formazione di un hub tecnologico legato all’aeronautica. Ha affermato il Sindaco Manfredi: “Il successo che sta avendo Atitech è un grande valore per la città e l'area metropolitana di Napoli, in cui vediamo l'alta tecnologia che si sviluppa sul mercato internazionale e con una forza lavoro molto qualificata”.

Atitech, progetti ambiziosi per il futuro

L’azienda si appresta a entrare in una fase di grande espansione: secondo il Presidente Gianni Lettieri, il numero di interventi di manutenzione in programma è più che raddoppiato, passando dai 220 del 2022 agli oltre 500 previsti nel 2023. Tuttavia, Atitech non ha alcuna intenzione di adagiarsi sugli allori: il Presidente ha già anticipato una serie di importanti iniziative che ne consolideranno la presenza internazionale, già forte di 21 basi sul Belpaese e 11 nel resto del globo, tra cui quelle di Parigi, Osaka e Buenos Aires. Tra i settori strategici in cui Atitech intende investire e acquisire una posizione di leadership vi è la “nuova frontiera” della conversione degli aerei da passeggeri in aerei da cargo. In programma, inoltre, collaborazioni e progetti di ricerca con l’Università Federico II di Napoli e l’Università Parthenope, che garantiranno all’azienda un deciso vantaggio in termini di innovazione. Sullo sfondo, il piano a lungo termine di creare in Campania un vero e proprio hub tecnologico dell’aeronautica, anticipato dalle dichiarazioni del Governatore De Luca: “Vorremmo lavorare anche per avere a Napoli un vettore di trasporto passeggeri di produzione tutta italiana”. Un progetto, dunque, in grado di rilanciare il Meridione come centro di competenze, ricerca e manodopera qualificata.

Risparmio privato, con Banca Generali un conto corrente su misura per giovani e famiglie

Il risparmio privato è una delle principali fonti di benessere per gli italiani. Secondo l’Istituto Tedesco di Qualità e Finanza, Banca Generali è l’Istituto che offre maggiori vantaggi e opportunità di investimento alle famiglie e ai giovani professionisti.

Banca Generali, leader del risparmio privato

Banca Generali: il conto corrente ideale per il risparmio privato

Di fronte ai cambiamenti sempre più repentini delle dinamiche geopolitiche e dei mercati, il risparmio privato degli italiani ha bisogno di essere tutelato e gestito al meglio. Fondamentale scegliere istituti che offrano soluzioni personalizzate e vantaggiose. Tra questi Banca Generali, che recentemente si è aggiudicata il primo posto nella classifica “Top Conti Correnti 2023/2024”. Stilata dall’Istituto Tedesco di Qualità e Finanza, che ha preso in analisi l’offerta di oltre 50 tra banche e istituti di credito, la graduatoria è suddivisa in quattro categorie: giovani, famiglie, professionisti e clienti digitali. Banca Generali è risultata prima in classifica per giovani, famiglie e professionisti, confermandosi ancora una volta tra le banche italiane con la migliore offerta dedicata al risparmio privato.

I vantaggi dei conti correnti di Banca Generali e le opportunità di investimento

“BG Deluxe” e “BG Business” sono le soluzioni di Banca Generali premiate dall’Istituto Tedesco di Qualità e Finanza. Nel dettaglio, “BG Deluxe” è dedicato al risparmio privato delle famiglie e offre prelievi illimitati, bonifici online gratuiti e spese di conto azzerabili. Dedicato ai professionisti, il conto corrente “BG Business” si divide in linea “Style” (patrimonio gestito inferiore a 250mila euro con canone annuo di 30 euro) e “Plus” (patrimonio sopra i 250mila euro ed esenzione dal canone). L’impegno dell’Istituto guidato da Gian Maria Mossa va oltre la tutela del risparmio privato e mira a valorizzarlo per far sì che i clienti realizzino i propri progetti di vita. Grazie alla sua rete di private banker, Banca Generali offre infatti supporto per la pianificazione finanziaria, con portafogli equilibrati tra strumenti tradizionali, private asset, risparmio progressivo e Pac.

Tommaso Putin: Serenissima Ristorazione e Dab Pumps insieme per una ristorazione responsabile

Serenissima Ristorazione e Dab Pumps hanno dato il via a una collaborazione innovativa, focalizzata sulla sostenibilità e il benessere aziendale. L’unione delle competenze di entrambe le aziende mira a trasformare l’esperienza culinaria in un momento di convivialità. Il commento del Vicepresidente Tommaso Putin.

Tommaso Putin, Vicepresidente di Serenissima Ristorazione

Tommaso Putin: la partnership tra Serenissima Ristorazione e Dab Pumps

“Siamo estremamente soddisfatti di poter servire un’azienda così importante come Dab Pumps e tutto il suo personale. Collaborare con Dab Pumps rappresenta un’ottima opportunità per trasformare il momento del pranzo in azienda in un momento di socialità, cultura e convivialità come da tradizione delle famiglie italiane”. È con queste parole che il Vicepresidente di Serenissima Ristorazione Tommaso Putin ha commentato la recente collaborazione con Dab Pumps. Questa partnership non si limita solamente all’erogazione di servizi di ristorazione, ma abbraccia una visione più ampia che coinvolge l’ambiente lavorativo e la comunità. L’impegno del Gruppo di ristorazione nell’offrire un’esperienza culinaria sostenibile si manifesta attraverso la scelta accurata di ingredienti locali a ridotto impatto ecologico. Questa decisione non solo riduce l’impatto ambientale legato alla catena di fornitura, ma promuove anche la cultura della freschezza e della qualità nel cibo servito. L’azienda guidata da Tommaso Putin gestirà il servizio di ristorazione aziendale per le quattro sedi italiane di Dab Pumps, situate a Mestrino (Padova), Val Liona (Vicenza), Castello di Godego (Treviso) e Bientina (Pisa) e i suoi circa 1.000 collaboratori.

Tommaso Putin: l’approccio innovativo di Serenissima Ristorazione

Allo stesso tempo, le iniziative organizzate per sensibilizzare i dipendenti ai comportamenti sostenibili e alla riduzione degli sprechi alimentari dimostrano l’impegno a costruire una mentalità condivisa di responsabilità verso l’ambiente e la comunità. Tale approccio innovativo conferma che la sostenibilità può essere integrata in ogni aspetto dell’operatività aziendale, contribuendo non solo all’efficienza economica, ma anche alla costruzione di un ambiente di lavoro armonioso. “Per Serenissima Ristorazione il benessere legato alla qualità e al gusto del buon cibo va di pari passo con quello delle persone che lavorano con noi per prepararlo e servirlo – ha continuato Tommaso PutinSiamo onorati di condividere questi valori con Dab Pumps, arricchiti da una spiccata attenzione verso il tema della sostenibilità”. La collaborazione prevede inoltre la modernizzazione e riqualificazione dei ristoranti aziendali delle quattro sedi italiane: verranno adottate attrezzature a basso consumo energetico e verranno utilizzati veicoli elettrici per la distribuzione dei pasti. Tale approccio non solo ridurrà l’impatto ambientale dovuto all’emissione di gas nocivi, ma rappresenta anche un passo avanti nell’adozione di pratiche aziendali rispettose dell’ambiente. Questa iniziativa mostra come l’impegno per la sostenibilità non debba essere relegato a singoli settori, ma possa permeare diverse sfere operative per ottenere un cambiamento efficace.

Stabilimenti italiani e internazionali: la rete produttiva di Gruppo Riva

Gruppo Riva si distingue per il suo impegno verso l’innovazione e la qualità. Con una presenza in diversi Paesi europei, il Gruppo è noto per l’adozione di standard elevati, investimenti continui per migliorare la produzione e l’ambiente, e per offrire soluzioni all’avanguardia che soddisfano le esigenze di settori diversificati come meccanica, automotive e movimento terra. Gruppo Riva

Gruppo Riva, sessant’anni di innovazione e crescita

Con oltre sessant’anni di attività alle spalle, Gruppo Riva si è guadagnato un posto di prestigio tra i principali gruppi europei nel settore dell’acciaio. Fondato nel 1954 da Emilio Riva, il Gruppo ha lasciato la sua impronta nel panorama industriale attraverso la produzione di prodotti “lunghi” mediante acciaierie ad arco elettrico. La storia dell’azienda è stata guidata da una strategia di crescita costante, investimenti mirati e standard produttivi elevati, tutto sotto la guida attuale di Claudio Riva, che ha assunto la presidenza nel giugno del 2014. L’attenzione verso l’innovazione e la qualità è riflessa nel suo impegno costante per il miglioramento dei prodotti e dei processi. 

Il Gruppo realizza annualmente un rilevante programma di investimenti che mira a migliorare la qualità dei prodotti, ottimizzare i processi di produzione, garantire condizioni di sicurezza ottimali negli stabilimenti e aumentare la compatibilità ambientale dell’intera produzione. Questa dedizione all’innovazione è stata una delle chiavi del successo aziendale nel raggiungere standard qualitativi elevati e sostenere una crescita continua nel settore. Gruppo Riva è noto per la fornitura di diversi comparti merceologici, tra cui la meccanica, l’automotive e il movimento terra. L’attività dell’azienda si estende a diversi Paesi europei: oltre agli stabilimenti italiani, il Gruppo possiede impianti produttivi in Francia, Germania, Belgio, Spagna e Canada, formando una solida rete produttiva che si estende ben oltre i confini nazionali.

Gruppo Riva: l’eccellenza degli stabilimenti italiani

Gli stabilimenti italiani rappresentano ancora oggi il fiore all’occhiello di Gruppo Riva. Caronno Pertusella è stato il punto di partenza di un’avventura imprenditoriale che ha dato forma alla leadership dell’azienda. Qui, nel 1964, è stata introdotta una significativa innovazione - la colata continua curva a tre linee - che ha rivoluzionato la produzione di acciaio in Italia. Grazie a decenni di investimenti, lo stabilimento di Caronno è oggi uno dei più avanzati ed ecologicamente compatibili in Italia ed Europa. La sua produzione è focalizzata su acciai speciali, sia al carbonio sia legati, e i suoi impianti includono un forno elettrico ad arco da 85 tonnellate, un forno siviera un impianto di degassaggio sotto vuoto e due macchine di colata continua. 

Lo stabilimento di Lesegno, nella provincia di Cuneo, non solo rappresenta un importante centro produttivo ma anche il cuore tecnologico di Gruppo Riva. È qui che è stato sviluppato un laboratorio di ricerca e sviluppo all’avanguardia, dotato di apparecchiature sofisticate come il simulatore termomeccanico “Gleeble 3800”. Lesegno ha svolto un ruolo cruciale nell’innovazione tecnologica dell’azienda, consentendo di replicare su provini il ciclo di lavorazione dell’acciaio. L’impianto di Malegno, situato nella storica Valle Camonica, è uno dei tre stabilimenti del Gruppo in provincia di Brescia. Con una tradizione metallurgica che risale all’epoca preistorica, questo stabilimento produce tondo trafilato, pelato, rettificato oltre a trafilati quadri e piatti. Anche la fabbrica di Cerveno è un importante pilastro della produzione di Gruppo Riva: è dotato di un moderno forno di riscaldo, di un laminatoio con gabbie ed attrezzature all’avanguardia e di un gruppo per la calibrazione dei laminati. Con un laminatoio a caldo specializzato nella produzione di profili medio-grandi a caldo e un’avanzata torneria cilindri, lo stabilimento di Sellero completa infine la triade degli stabilimenti della Valle Camonica.

Libri e TikTok, un connubio vincente: il messaggio di Alessandro Benetton

Nato durante la pandemia, il BookTok ha raggiunto 65 miliardi di visualizzazioni e creato un nuovo tipo di influencer.  Alessandro Benetton ha dedicato al tema l’ultimo episodio della sua rubrica su Youtube.

Alessandro Benetton

Alessandro Benetton: “BookTok è la dimostrazione che i giovani non hanno dimenticato la passione per la lettura”

La lettura è un’attività in crisi? Non secondo BookTok, il fenomeno che sta rivoluzionando il mondo dell’editoria e della cultura. BookTok è l’hashtag che identifica i video su TikTok dedicati ai libri e alla passione per la lettura. A spiegare il fenomeno è Alessandro Benetton, fondatore di 21 Invest e Presidente di Edizione. Nell’ultimo appuntamento della sua rubrica su Youtube, l’imprenditore ha raccontato come nasce il BookTok e quali le opportunità per l’editoria. “L'hashtag #BookTok è nato in America durante il periodo della pandemia, ma in pochissimo tempo è diventato un fenomeno globale – ha spiegato Alessandro Benetton – Su Tik Tok ha raggiunto ben 65 miliardi di visualizzazioni ed ha creato un nuovo tipo di influencer, ossia i booktoker, giovani amanti dei libri che condividono la loro passione online”. Sul social sono nate vere e proprie comunità di giovani che si incontrano per parlare di storie, di personaggi e dei temi che li appassionano, hub dedicati dove è possibile scambiare opinioni, consigli e titoli.

Alessandro Benetton: come BookTok sta influenzando l’editoria e la cultura

In breve tempo il fenomeno nato negli Stati Uniti ha iniziato a diffondersi globalmente, raggiugendo numeri talmente elevati da portare Alessandro Benetton a definirlo un “nuovo modo di vivere la cultura” che sembra non risentire della crisi dell’editoria: “BookTok sta avendo un grande impatto sulle vendite sia in Italia che all’estero. Grazie a questo hashtag molti libri hanno visto un'improvvisa popolarità e successo. Gli autori emergenti hanno ottenuto visibilità, mentre anche i grandi classici sono stati riscoperti da una nuova generazione di lettori”. L’imprenditore porta l’esempio di “Persuasione” di Jane Austen, romanzo al quale è stato dedicato il primo club di lettura ufficiale su TikTok. Oggi #austentok è una community con più di 17 milioni di visualizzazioni: “BookTok è molto di più e che una semplice tendenza dei social media: per l'editoria è una grande opportunità di adattarsi ai tempi e di raggiungere una nuova generazione di lettori”. Si sfata così il mito dei giovani che non leggono e che non apprezzano i grandi classici: “Nonostante il calo del 2022 sono i giovani sotto i 24 anni il motore trainante del mercato. Chi legge di meno – conclude Alessandro Benetton – sono in realtà gli adulti fino a 60 anni: più si cresce e meno tempo è possibile dedicarvi. Non a caso Daniel Pennac una volta ha detto che la vita è un perenne ostacolo alla lettura”.

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