“Ad oggi, i meccanismi che causano il long Covid sono ancora poco conosciuti. Nella popolazione pediatrica, l’evidenza sembra suggerire che l’età adolescenziale sia associata a un rischio maggiore di persistenza dei sintomi”: la ricerca dell’Ospedale di Parma coordinata da Susanna Esposito ha indagato la presunta correlazione.
Susanna Esposito firma la prima ricerca sulla variabilità del long Covid in base a sesso ed età
Secondo i dati, i bambini tendono a essere affetti meno gravemente dal SARS-CoV-2: tuttavia, alcune evidenze sembrano suggerire che le femmine in età adolescenziale potrebbero essere più vulnerabili ai sintomi del cosiddetto long Covid, ossia al permanere di stanchezza e sintomi legati al virus anche dopo mesi. Questa premessa ha condotto la pediatra Susanna Esposito, Direttrice della Clinica Pediatrica dell’Ospedale Pietro Barilla di Parma, a coordinare una innovativa ricerca volta a indagare la correlazione tra età, sesso e long Covid. “Per quanto ne sappiamo, questo è il primo studio incentrato sulla valutazione di come il rischio di long Covid sia modulato dall’interazione tra genere ed età nei bambini e negli adulti”, ha evidenziato Susanna Esposito nella pubblicazione. La raccolta iniziale dei dati è stata effettuata da un team di medici tramite intervista diretta. Successivamente, ai soggetti intervistati, distinti per genere e per classi di età, è stato chiesto di completare un questionario attraverso un link web inviato per e-mail.
“Il long Covid colpisce più le donne perché legato agli ormoni sessuali”: la teoria di Susanna Esposito
Lo studio, coordinato da Susanna Esposito, ha prodotto risultati molto interessanti. Sembrerebbe infatti che il fattore determinante nel verificarsi del long Covid non sia l’età (che ha comunque un ruolo), bensì il genere. Le femmine tra i 12 e i 50 anni sembrano essere più vulnerabili dei maschi circa del 40%, mostrando un tasso significativamente maggiore, in termini statistici, di sintomi respiratori, dermatologici e gastrointestinali, problemi del sonno e perdita di appetito o di peso. Il rischio è risultato tre volte più alto per i problemi cardiovascolari e due volte più alto riguardo ai sintomi gastrointestinali e a quelli legati al sonno. Di fronte a questi risultati, la pediatra Susanna Esposito ha ipotizzato che l’insorgenza del long Covid potrebbe in qualche modo essere legata agli ormoni sessuali. Il fatto che la categoria in cui la discrepanza statistica più alta inizi a 12 anni (in cui in genere le donne hanno le prime mestruazioni) e finisca a 50 (l’anno seguente è quello in cui, in media, ha inizio la menopausa) sembra essere un forte elemento a favore di questa tesi. Tuttavia, sottolinea la pediatra, gli elementi da indagare sono ancora numerosi: innanzitutto il ruolo del vaccino, e poi l’influenza di fattori psicologici.