Secondo una ricerca pubblicata dal National Centre for Infectious Diseases di Singapore, i guariti dal Covid-19 non sono più vettori: Pompeo Pontone ha sottolineato l'importanza delle misure prese dai governi.
Pompeo Pontone: "Lockdown misura adeguata"
Ancora oggi una parte dell'opinione pubblica ritiene che le misure restrittive imposte dai governi siano state in qualche modo eccessive e che abbiano minato l'economia dei Paesi.
Pompeo Pontone , professionista nel settore della Finanza ma anche esperto di Data Science, ha voluto al contrario rilevare che lockdown e distanziamento sociale sono stati probabilmente due provvedimenti fondamentali per evitare la diffusione del virus. Una tesi oggi resa ancora più valida se si leggono i risultati del recente studio pubblicato dal "National Centre for Infectious Diseases" dell'Accademia di Medicina di Singapore. Secondo la ricerca, infatti, i pazienti Covid non risultano più infettivi dopo circa 11 giorni dall'insorgere della malattia: è stata infatti riscontrata l'impossibilità di isolare o coltivare il virus prelevato dai pazienti, che dopo questo breve periodo risultava inattivo. Anche in caso di tampone positivo, dunque, si rileverebbe che dopo la guarigione le persone non continuino ad essere dei vettori. Il periodo di infettività sembrerebbe essere quindi limitato ai pochi giorni precedenti ai primi sintomi e alla prima settimana di malattia, per un totale di circa 7-11 giorni. La ricerca di Singapore, pubblicata a fine maggio, ha confermato i risultati di alcuni studi effettuati in Germania e in Corea del Sud. Come sostenuto da
Pompeo Pontone, autore di diverse analisi sui Data diffusi durante il periodo d'emergenza sanitaria, i Governi che hanno imposto fin da subito un periodo di quarantena hanno quindi drasticamente diminuito il tasso di contagiosità del Coronavirus, salvando un elevato numero di vite umane.
L'affidabilità delle ricerche: l'opinione di Pompeo Pontone
La ricerca dell'Accademia di Medicina di Singapore è stata condivisa da
Pompeo Pontone soprattutto perché supportata da un insieme di dati epidemiologici, microbiologici e clinici. L'esperto di Data Science, fin dalle prime settimane della Pandemia, aveva richiamato l'attenzione sul rischio di affidarsi ai numeri pubblicati da fonti non qualificate. L'opinione pubblica, specie durante il periodo iniziale dell'emergenza, è stata infatti 'bombardata' da una miriade di grafici e relative tesi che tuttavia non risultavano sempre attendibili, proprio perché basate su dati estremamente insufficienti e incompleti. Molte delle analisi iniziali volte a monitorare l'evoluzione della pandemia e fare un confronto tra regioni o Paesi guardavano soprattutto al numero di deceduti positivi al COVID-19. I Paesi hanno effettuato un conteggio utilizzando parametri differenti, come ad esempio quello di imputare o meno al Coronavirus il decesso di persone che presentavano patologie pregresse. È il motivo per cui
Pompeo Pontone è stato uno dei primi a diffidare dei risultati dei primi studi, spingendo per un sistema di raccolta dati omogeneo a livello internazionale.